"Questo paradigma ha dato prova di essere eccezionalmente resistente ad ogni evidenza del contrario"
Scrive Gary Taubes nel suo "Perché si diventa grassi"...e viene da chiedersi il perché di tutta questa resistenza.
Se ci pensi, quando sei invitato ad una cena di matrimonio, quello che, molto probabilmente, fai durante il giorno per poter gustarti il più possibile il banchetto serale, è mangiare meno o fare dell'attività fisica. Questo farebbe certamente aumentare il tuo appetito.
Allora come si fa a dire mangia meno/muoviti di più per perdere peso? Questo non farà altro che comunicare ai tuoi neuroni (e di conseguenza agli ormoni) che sei in un periodo di carestia, con il risultato, sul lungo periodo
Non dimenticarti che nulla ha senso in biologia se non alla luce dell'evoluzione e che, quindi, il tuo cervello si è evoluto programmandosi in primis per sopravvivere e farà tutto il possibile per conseguire l'obiettivo!
I sostenitori di questo paradigma, sostengono che non si possa andar contro il primo principio della termodinamica e che, quindi, tante calorie assumo e tante ne devo bruciare. Se ne assumo di più, ingrasso, se ne assumo di meno dimagrisco. Tutto bello, ma veramente si può ridurre la complessità di una macchina perfetta ed evoluta come l'organismo umano ad una semplice equazione aritmetica? La risposta è: categoricamente no!
Ci sono troppe variabili in gioco per pensare che sia tutto così semplice, partendo dalla secrezione ormonale, passando per le caratteristiche qualitative degli alimenti, fino ad arrivare alla biodisponibilità per il nostro organismo.
"Non puoi risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che hai usato per crearlo". A. Einstein
Perché questo è proprio quello che è successo! Questo paradigma ha incrementato esponenzialmente il problema dell'obesità negli ultimi 70 anni, da quando, cioè, è stato proposto per la prima volta da tale Jean Mayer, che si impose come il più influente nutrizionista degli Stati Uniti (forse più per merito della sua influenza politica che non dell'accuratezza scientifica!).
Ed ora vorremmo risolvere il problema con lo stesso metodo che lo ha generato? Un po' troppo ambizioso! Non credi?
E pensare che già all'epoca di Mayer era abbastanza chiaro quale fosse il processo che porta all'accumulo di grasso. Il Prof. George Cahill, della Harvard Medical School, scriveva, molto laconicamente:
"I carboidrati muovono l'insulina la quale muove il grasso"
Ecco, quindi, chi è il colpevole: l'insulina! Ma l'insulina ha uno scopo ben preciso e fondamentale per il nostro organismo, abbassa i livelli di zuccheri nel sangue, favorendo il passaggio del glucosio nelle cellule, non a caso viene definita l'ormone anabolizzante per antonomasia. Molto semplicemente, però, deve rimanere entro un certo range, che sia quello fisiologico.
Semplice, scegliere gli alimenti corretti, quelli che ci hanno accompagnato nel corso di milioni di anni di evoluzione. Pensa che già nel 1905, l'antropologo statunitense Frank Russel, che stava cercando di capire le cause dell'elevato tasso di obesità nella tribù dei Pima, scrisse:
"Certi alimenti paiono essere decisamente favorenti l'accumulo di grasso"
Nulla di nuovo alla luce del sole, quindi. Ma allora quale può essere la causa dell'affermarsi di un paradigma così evidentemente fallace?
La risposta ce la serve su di un piatto di argento la nutrizionista Marion Nestle, che nel 2003 scrive sulla rivista Science:
"Hanno fatto sì che persone abbienti divenissero consumatori di cibi aggressivamente pubblicizzati, ricchi di calorie, ma poveri di nutrienti e contemporaneamente utilizzatori di automobili, televisori e computer che promuovono un comportamento sedentario. Aumentare di peso è una cosa buona per gli affari".
Ecco, quindi, che si chiude il cerchio. La dieta va intesa come stile di vita a 360° che permetta di ridurre al minimo l'impatto di quello che lo psicologo della Yale University K. Brown definì un "ambiente tossico".
Se l'argomento ti interessa, facci sapere la tua opinione nei commenti!
Un abbraccio
Gianluca
Formatore e Coach nutrizionale di Q-Anta Energia